X Edizione del Festival Internazionale di Teatro Mercosur 2015
Teatro Stabile di Bergamo – Accademia delle Forme Sceniche
Nell’ambito della X Edizione del Festival Internazionale di Teatro Mercosur 2015, il prestigioso Teatro Tascabile di Bergamo presenterà lo spettacolo Amor sacro, amor profano. Uno spettacolo fra Bharata Natyam e Flamenco. L’equivalenza tempo-spazio è un classico della tradizione teatra¬le europea. Quando si allude alle esperienze del viaggio si pensa istintivamente alla categoria dello spa¬zio. Una riflessione più consapevole, tuttavia, sembra suggerire che il senso di alcuni viaggi non riposi tanto sulla vastità dello spazio quanto nella profondità del tempo. Alla doppia categoria è riconducibile Amor sacro, amor profano. Il lavoro inizia con una serie di danze del repertorio clas¬sico del sud dell’India, il Bharata Natyam. Si tratta della più nota fra le danze classiche indiane femminili. Il nome stesso (Natyam = teatro, Bharata = India) sembra suggerire che si tratta del teatro-danza classico per antonomasia. L’omologazione delle classi alte del subcontinente al ceto coloniale britannico aveva condan¬nato al disinteresse più ancora che alla clandestinità questa forma d’arte, variamente tacciata di essere primitiva e oscena. Si tratta in realtà di una sofisti¬cata esperienza artistica di alto livello mistico basata sulle metafore di rapporto erotico che troviamo così diffuse nella let¬teratura spirituale a cominciare dal Cantico dei Cantici della Bibbia. A questa prima parte si collega il secondo momento dello spetta¬colo, dedicato al Flamenco. Sotto l’apparente distanza, l’aggressivo erotismo delle bailaoras con il lembo del¬la falda fra le dita si ricollega per decantamento laico o sua trasmutazione romantica al mondo sacro delle Devadasi, le sacer¬dotesse dei templi indiani. Ne è spia il complessivo linguaggio del corpo e specie la tecnica specifica di quello zapateado, il passo tacco-punta che porta in Spa¬gna, attraverso il lungo viaggio dei nomadi Gitani, la base es¬senziale del lessico del teatro-danza classico indiano. L’analogia delle forme collega anche i sapori di un mondo ormai tramontato: la devozione di una preghiera che si fa danza, il senso dell’onore e della dedizione che si consegnano e si incar¬nano nel ritmo delle chitarre gitano-andaluse.